Impermanence (2008)
The new CD by STEFANO SCALA , 'IMPERMANENCE'
have is focus on Tibet, where Stefano Scala went for musical researches and
recordings some years ago.
The magic of the cult and traditions of the country with hightest peaks in the
world accompany us in this journey,on a mountain pass, walking along the
pathways of the rarefied Himalayan atmosphere,escorted by a convoy of mules or
yaks. Sounds can be heard of the wind and rain, voices,songs and steps of nomads
of Impermanence. An album that displays different acoustic instruments,armonic
chant,percussions,flutes,rattles and bells,and field recordings..this cd is more
close to the Hic Sunt Leones releases then the previously 'Il Tempo del Sogno'.
8 pages cd booklet. HSL 044 OUT NOW
In un periodo in cui, causa
prossime Olimpiadi, stranamente si sente parlare molto del Tibet e del suo
popolo, abbandonato da lungo tempo alla persecuzione e all'oppressione del
governo cinese che ne ha occupato militarmente da decenni il territorio
annettendolo abitrariamente alla Cina, con il sostanziale assenso di tutti quei
Paesi occidentali che invece proprio ora vorrebbero dare ipocritamente
l'impressione di essere vivamente preoccupati per le sorti dello stesso popolo
tibetetano, mi è giunto a casa questo nuovo CD di Stefano Scala, dal titolo
"Impermanence", evidentemente ispirato a quei territori e alla cultura
dei suoi abitanti nativi. Ovviamente l'autore del CD aveva in lavorazione quest'opera
già molto prima dei recenti e particolarmente drammatici avvenimenti, quindi
non si pensi assolutamente ad una manovra "furba" e strumentale nata
per sfruttare la momentanea (purtroppo) "popolarità" dell'argomento
sulla carta stampata e sui telegiornali delle emittenti televisive. "Impermanence"
potrebbe essere una perfetta colonna sonora per un documentario sul "paese
delle nevi", durante il quale scorrono immagini di sentieri e passi di
montagna, corsi d'acqua, temporali, pastori nomadi, villaggi, animali al
pascolo, ma anche scene di antichi cerimoniali religiosi, templi dorati, monaci,
pellegrini... Il CD è realizzato facendo largo uso di strumenti etnici ed
acustici di vario genere, non necessariamente di origine tibetana, abbinati a
field recordings e quindi a molti suoni naturali di pioggia, vento, acqua,
campionamenti di voci, canti, cori, passi, varie attività umane, rumori
concreti di metalli, campane, trombe, oggetti di legno, sonagli, semi, richiami,
percussioni, con aggiunta di alcuni suoni/substrati di origine elettronica.
Soltanto negli ultimi venti minuti circa la musica del CD vira in direzione di
soluzioni più "leggere" e d'impronta più tradizionalmente melodica e
orecchiabile, "osando" nella seconda parte della title-track persino
l'utilizzo di una "classica" parte ritmica di batteria su cui emergono
suoni di pads spiccatamente sintetici, e l'inserimento, stavolta in "Kailash
II", di una parte molto melodica di pianoforte estratta (leggo dalle note
di copertina...) da "Tibetan Dance" di Gurdjeff.
(Giuseppe
Verticchio)