Intervista per Rockerilla by Roberto Mandolini (Aprile 2004)  <

Puoi dirmi qualcosa del rapporto tra la tua musica e la natura.

La natura fornisce una grande ispirazione alla musica che cerco via via di perfezionare, vi e' una connessione per la caratteristica di mettere in relazione elementi sonori di origine acustica ad eventi registrati nell'ambiente, poi elaborati in differenti modi utilizzando anche campionatore e editing digitale. La dimensione 'naturale' che cerco di mettere in evidenza e' ottenuta e preservata attraverso la sensibilita' a cui concedo il comando nel processo di composizione. Non ricercando la perfezione formale o melodica nel suonare gli strumenti ma anzi raffinando le relazioni tra le tonalita' e cogliendo i migliori frammenti dell'improvvisazione, entro attraverso il suono in uno spazio ampio, trovando atmosfere che spesso evocano grandi o microscopici orizzonti, punti di vista d'ascolto che precedono il pensiero e che avvicinano alla meditazione.

Quando decidi di pubblicare un disco? (Cioè) quando capisci che qualcosa è pronto per una pubblicazione? Come mai hai pubblicato tre album quasi contemporaneamente all'inizio dei quest'anno?

Quando mi occupo personalmente della produzione, specie se ho diversi lavori pronti, trovo utile per ragioni pratiche, pubblicare due o tre cd contemporaneamente. Infatti mi occupo dell' artwork ed dell' impaginazione, e in seguito della distribuzione e promozione, attivita' che non mi spiace svolgere, ma che necessitano di molto tempo, tenendomi, a volte, lontano dal suonare e sperimentare, gli aspetti creativi veri e propri che prediligo.

Ultimamente hai aumentato le collaborazioni con altri musicisti nei tuoi dischi. Pensi si possa parlare di una scena elettronica underground italiana?

Certo, collaborare con altri musicisti e' molto interessante, siano essi professionisti o amici che suonano per propria esigenza personale, ma e' sempre la stima reciproca a farci incontrare e decidere di iniziare un progetto insieme. Personalmente mi arricchisce il cercare l'approccio migliore per rendere l'incontro acustico una creatura dotata di anima propria in cui la relazione degli ingredienti si miscela arricchendosi e supportandosi a vicenda. Nelle ultime collaborazioni, come anche nei miei recenti lavori, siamo partiti da una improvvisazione libera e ponderata scegliendo particolari strumenti acustici, per le loro caratteristiche sonore. Ho utilizzato il khen (un flauto a canne thainlandese), uno zither con bordoni di fisarmonica, tubi e sonagliere di semi e conchiglie... ricercando l'armonia e lo stupore che ne scaturisce nel suonarli. Quindi alla prima parte del processo di registrazione segue l'ascolto e la elaborazione del materiale raccolto facendo uso del campionatore per creare i diversi strati che verranno sovrapposti ai suoni di partenza, e' un po' come sviluppare lo scatto dell'attimo colto.

Pensi che ci sia differenza tra chi pubblica dischi per viverci (per 'lavoro') e chi la fa solo per passione?

Penso che il punto per fare della buona musica sia lavorare con molta passione e con giusto senso di autocritica. Queste importanti caratteristiche possono essere piu' o meno presenti sia in musicisti professionali che dilettanti. In entrambe le categorie si puo' cadere nella sterilita' come nella banalita' commerciale... se pero' la propria ricerca e' sempre piu' intima e svincolata dalle mode passeggere, la creativita' non tarda a risvegliarsi, quando si crea prima di tutto per se stessi, per bisogno di celebrare la realta' nascosta, ci si serve di quel feedback di esperienza tra corpo ed anima che un'addomesticata sensibilita' traduce prima o poi in illuminante rivelazione,e la passione prende sempre nuovi aspetti.

Ascolti mai tuoi vecchi lavori? A quali sei rimasto più affezionato?

Al momento giusto mi piace ascoltare un po' tutti i miei vecchi lavori... A volte trovo degli spunti o ritrovo qua e la', quella fiamma ispirativa che ancora oggi anima le mie creazioni