Intervista di Roberto Alberini (febbraio 2004)  <

Io credo che molti si saranno chiesti l'origine del tuo nome d'arte, ce ne vuoi parlare?

Alio Die e' un saluto augurale in latino antico ad un tempo migliore.

Hai oramai più di dieci anni di esperienza nel campo del trattamento e della manipolazione del suono. La tua musica in realtà non ha spartiti e sempre più si sviluppa in lunghissimi brani. Brian Eno, il padre dell’ambient music, si considera un 'non musicista'. Tu come ti consideri?

Per quanto riguarda il significato che veniva dato alla figura del musicista fino a un po' di anni fa, mi riconosco certo essere anche io un non-musicista, in quanto non ho mai dato particolare interesse al leggere lo spartito o a suonare in modo convenzionale gli strumenti. Ai tempi della nascita di quell'ambient music di cui Brian Eno fu senz'altro uno dei padri storici, c'era bisogno di spiegare le nuove scelte creative e rompere con il passato tradizionalista che distingueva in modo troppo rigido la musica classica, dalla musica cosidetta leggera. Oggi dopo che diversi movimenti iniziatori elettronici e d'avanguardia hanno gia' gettato i semi, ci sono sempre piu' persone aperte a frange non classiche ma pur sempre impegnative, quindi non c'e' forse piu' bisogno di considerarsi non-musicisti, anzi riconsegnare, a chi combina nel crogiolo della propria ricerca i suoni agli stati di coscienza, il titolo di musicista mi pare cosa saggia, se non altro perche' credo che molte di queste musiche posseggono contenuti possibili che ristabiliscono il valore dell'intelletto entro dei limiti piu' consoni, dando invece spazio all'evoluzione dello stesso nei ben piu' ampi meandri forniti dallo sviluppo dell'intuizione.

Già dai tuoi primi album si denota una ricerca musicale e un taglio dark ambient. Concordi con questa mia definizione? Quali sono state (se vi sono state) le tue muse ispiratrici verso questa tua ricerca?

Le definizioni che tendono ad identificare mi sono sempre parse strette, in quando portano ad una certa limitazione. Amo alcuni fasci di basse frequenze che rimandano al battito del cuore, e un aspetto 'oscuro' e' certamente presente nella mia musica, ma risulta in evidenza sempre per contrasto con frange luminose improvvise o di sfondo, quindi la definizione 'dark ambient 'si adatta solo ad alcuni pezzi, per lo piu' dei primi periodi. Le muse si sono sempre celate in qualche grappolo di note incantate in innumerevoli dischi che ho incontrato, come dietro ad un battito d'ali nel tramonto, o nel gorgoglio dell'acqua di una fonte nascosta. Sono le muse dell'anima a scoprire e illuminare la ricerca risvegliandola e facendola brillare della loro aurea fatata, cosi' che piu' facilmente possiamo incontrare la loro manifestazione e presenza, ma il loro corpo resta sempre oltre quell'ombra illusoria che la realta' ci fornisce. Innumerevoli ispirazioni musicali ho tratto dall'inizio dei miei ascolti, che miravano dapprima a trovare un suono che assomigliasse il piu' possibile a quello che avevo in mente e poi in un secondo tempo, quando il mio suono si era gia' manifestato a contaminarlo accuratamente con ingredienti musicali sempre diversi ,questo anche grazie a tante bellissime collaborazioni con musicisti di differente estrazione con cui ho avuto la fortuna di lavorare.

Tu hai studiato elettronica. Questo tuo background di studi non propriamente da conservatorio ti ha plasmato? Il tuo approccio alla musica è più teorico-sperimentale oppure più emozionale?

Il mio approccio alla musica non e' assolutamente teorico, ma nemmeno emozionale, sebbene le emozioni fanno parte della materia prima che il processo creativo trasforma. Certamente il termine sperimentare si associa molto bene al mio modus operandi in quanto esso e' sempre presente in quel processo di esperienziare i suoni che scelgo di mettere in associazione tra loro. I miei studi di elettronica hanno fornito un supporto a comprendere alcuni aspetti scientifici degli strumenti moderni che utilizzo, ma non hanno plasmato direttamente l'aspetto ispirativo che guida l'iter compositivo.

Se tu dovessi spiegare a qualcuno che non ha mai ascoltato i tuoi lavori il tipo di musica che produci, cosa gli diresti?

Non e' facile spiegare la musica con le parole, possiamo tracciare paralleli di sensibilita' in altri campi artistici, o metafore con altri musicisti, ma si tratterebbe pur sempre di un'approssimazione che vuole sostituire l'esperienza dell'ascolto, e questa sarebbe una cosa riduttiva se non impossibile. Potrei descrivere l'aspetto formale della musica che faccio, dicendo che combino suoni e vibrazioni provenienti per la maggior parte da sorgenti acustiche, cioe' da reali strumenti, di cui curo molto le relazioni tonali e che poi elaboro cristallizzando in particolari associazioni, unendo spesso a registrazioni effettuate in ambienti naturali. Oppure potrei parlare della caratteristica intima del messaggio che la mia musica si propone: aprire all'ascolto profondo che sonda quelle dimensioni nascoste che pulsano ai bordi della percezione del sensibile; dischiudendo cosi' una visione del reale che travalica il solo intelletto o il virtuosismo narrativo, per anzi trovare una risonanza con il tutto, quell' accordo con l'armonia della natura che superi i limiti che il senso del tempo impone al nostro usuale sentire. Cio' riporta ad una visione antica del tutto. Osservare e svelare con il suono da questo punto di vista sensibile dona una musica meditativa dalla particolare poetica e rende l'ascolto un'occasione di introspezione per ritrovare se stessi, la calma, o anche utile per supportare pratiche che si propongono simili scopi.

Le tue opere sono aperte nel senso più ampio del termine, evocative ed esoteriche. Se le dovessi accostare ad opere d'arte o a generi letterari, con chi le metteresti a braccetto?

Per non peccare di immodestia lascio siano i critici a fare questo tipo di paragoni.. In una recensione sono state paragonate le mie pitture sonore ai lavori impressionisti di Claud Monet, per esempio. L'accostamento della mia musica con il mondo della pittura e' vivo anche per il fatto che diversi pittori specialmente americani e svedesi hanno trovato ispirazione nella mia musica e mi hanno contattato, ad esempio Yanusz Gilewicz di New York, autore dei dipinti utilizzati nella grafica di Leaves Net, ha addirittura elaborato un metodo per dipingere utilizzando l'ascolto prolungato come supporto ispirativo (vedi in sezione Miscellanea).

Oramai possiedi una discografia ben fornita. Potresti renderci noti i tuoi metodi di lavoro? Esiste uno schema di base che porta alla gestazione dei tuoi brani? Nel tempo come si è evoluto?

Il metodo e' restato simile nel tempo: e' il feedback di esperienziare il suono, l'ascolto, che traccia la via; cosi' la consapevolezza e la sensibilita', guidano il processo di composizione per lento o folgorante esso possa essere. Cio' che e' relativamente nuova e' la fissazione nel vaso di quella disposizione viva e rituale che porta a fare incontrare ed a fondere insieme elementi sonori concreti e acustici ,e poi a distillarli attraverso ben consolidati strumenti sensibili ed elettronici. E' come aver trovato un punto di vista dal quale per una speculare qualita', differenti strati sono possibili e miscelabili con piu' precisione. E' come mescere qualita', feeling umani, tra il conosciuto e lo sconosciuto, il simbolismo ed il mito archetipico, parlare di magia combinando realta'. Il modo che utilizzo oggi e' piuttosto semplice e la coincidenza ed il caso sono importanti come lo sono l'errore ed il lampo di genio. Affinche' la musica sia anche cerimonia, rito e magia bisogna considerare l'incontro di suoni, e/o di musicisti come un microcosmo di elementi che come pianeti o sostanze si mettono tra loro in relazione. Si deve quindi fare attenzione alla qualita' peculiare degli elementi, a seconda del momento presente; poi meglio scomparire, scordarsi tutto, e nello stesso tempo ardire l'attimo e cavalcarne la lama. Senza alcun giudizio di ragione, registrare... sono proprio i suoni piu' improbabili a farmi trovare la perfetta disposizione con piu facilita', cosi' ad esempio registro con passione cigolii di porte,insetti intrappolati in ragnatele, ed altri eventi microcosmici che trovo interessante mettere in primo piano. Il momento dell'improvvisazione contiene l'essenza, il vissuto, ma molto piu' che questo... perche' quando l'ispirazione giunge con semplicita' e spontaneita', ed e' opportunamente riscaldata, si aggiungono significati simbolici che poi affiorano con maggiore forza nelle fasi conseguenti. Sgrossando ed organizzando cio' che e' restato nella rete, apparira' infine qualcosa. Nel migliore dei casi una materia pura, l'elisir dell'esperienziare un suono in cui la vita e' disciolta, dotato di una radianza vibrazionale caratteristica,una vitalita' capace di perdurare per notevole tempo. Certamente ogni musicista ha un suo metodo che va compreso, ma generalmente esso e' per ognuno solo un modo per trovare la disposizione idonea . Ed e' per questo che nel momento eletto conviene concentrarsi soltanto sul suono. L'anima arde vita intensamente, e l'adattamento ai tempi oggi tecnlogici puo offrire possibilita' creative di realizzazione personale attraverso la pratica poetica col suono che allarga gli orizzonti possibili oltre i 360 gradi. Io utilizzo un registratore DAT per cogliere l'attimo sonoro, e poi un campionatore e dei moderni sistemi di registrazione su HD con l'ausilio di multieffetti e editing che stanno al passo con le visioni che il processo produce. L'ambiente che' e' sia fisico che coscienziale si rifrange nella sottile varieta' del sensibile in sempre piu' combinazioni percettibili. Il cuore e l'intuizione guidano il processo. La tecnologia non piu' mitizzata, si incontra con gli elementi piu' concreti che il suono ci fornisce. L'origine del suono e' sempre lo stesso: materia che vibra messa in movimento dal soffio ispirante dell'anima attraverso movimenti, o funzioni del corpo. Altre volte e' l'intenzione sovrana, a muovere REC " fissare" qualche evento sonoro che ci passa accanto. Ed e' poi lo stesso atteggiamento ed energia di ricerca a rimpastare tutti gli ingredienti fissati mettendoli in relazione alla luce della folgore imperante. E' necessario sciolto il raziocinio, avere umilta' ed autocritica, per trovare il giusto rapporto tonale o magia. Come sempre e' raccomandata la padronanza dei mezzi e la qualita' degli effetti ottenuti tramite la tecnologia, alla quantita' oggi offerta con generosita' dalle proposte di mercato. L'ambiente e' lo stesso di sempre, forse estremizzato dalla crescente condensazione di spazio e di tempo, con i conseguenti effetti psicofisici che la modernita' induce, purtuttavia il momento primo e' pur sempre alla portata di chiunque ed e' contenuto nella dimensione pura al di la dei condizionamenti suddetti. Il termine Farsi Spazio diventa ancora piu' attuale in quello del Farsi Tempo. Infatti scolpire tempo induce fascinazioni che moltiplicano le coordinate ed allargano ben oltre le possibilita' ragionevolmente concepibili, rispondendo ad un bisogno primario caratteristico dell'epoca odierna.

Hai collaborato con molti altri artisti e da queste sinergie sono scaturiti alcuni tuoi lavori molto interessanti, per citarne uno Apsaras

Apsaras e' nato dalla collaborazione con Amelia Cuni, maestra del canto dhrupad dell'India del nord. L'idea di un disco insieme e' nata dall'interesse di unire il mio sound con le interessanti possibilita' della sua voce, che per il suo virtuosismo e la sua intima caratteristica, sa diventare come un suono; ad esempio cogliendo perfettamente il tono di una nota e mantenendolo per notevole tempo, oppure variandolo in una maniera infinitesimabilmente precisa. La collaborazione e' partita con la registrazione della voce di Amelia in studio, alcune improvvisazioni sono state fatte su basi da me preregistrate, mentre in altre ho aggiunto in seguito la musica. Abbiamo anche registrato in esterno, nei pressi di una gola ed un un torrente, alcune parti di cantato e suoni naturali. Anche grazie alla produzione per HSL del suo cd di canto tradizionale dhrupad registrato a Bombay (poi ristampato dalla prestigiosa etichetta londinese Navras specializzata in musica tradizionale indiana), e in occasione di diversi concerti e lezioni ho avuto modo di approfondire un poco la mia sensibilita' di ascoltatore di musica indiana, che puo' offrire aspetti molto raffinati ed esoterici e quindi in grado di dare notevoli spunti creativi. In Apsaras la mia idea era di creare delle ambientazioni che supportassero la sua voce ponendola in un contesto differente da quello fornito dagli strumenti che tradizionalmente vengono utilizzati per accompagnarla. La voce e' stata lasciata naturale, non troppo manipolata con gli effetti, nei pezzi piu' lunghi, mentre nei due pezzi registrati in esterno essa appare un po' fuori campo, dando un po' l'idea di un'atmosfera onirica, solo nell'ultimo pezzo i trattamenti sulla voce sono stati piu' intensi ricreando una dimensione simile a quella di una grotta. Il compact e' uscito per la Projekt di New York, e ha ottenuto delle ottime recensioni e delle buone reazioni anche da parte di molti artisti.

Da sempre nella tua produzione vi è una veste grafica molto personale e ultimamente pure personalizzata. Ce ne vuoi parlare meglio?

Organizzare sotto il tray trasparente di un jewel box una composizione di materiali organici come semi, foglie, fiori con frammenti di tessuto (materiali che riciclo, o trovo e raccolgo in occasione di passeggiate o di viaggi) e' un'attivita' artigianale con cui mi piace giocare. Sono da sempre interessato all'aspetto estetico dei cds occupandomi della grafica delle copertine, cosi' questo tipo di grafiche personalizzate, (anche se diventa impegnativo quando il cd vende molto…) avvicina all'approccio che ho anche con il suono, nel combinare elementi a strati e mettendoli tra loro in relazione,e fornendo cosi' un colpo d'occhio d'insieme che possieda una armonia propria unica per ogni pezzo.

Mesi fa, venendoti a trovare a Milano, vidi nel tuo studio un bel quadro con molti labirinti. Entrare nelle tue opere è in un certo qual modo un percorso iniziatico, non credi?

Iniziatico mi riporta all'uovo o al seme, il tempo e' soltanto illusione ed incubazione della forma, il testimone degli eventi, ma l'essenza vi e' gia' all'inizio, presente e contenuta nel principio. La lunga e turtuosa strada non desidera che svelare all'uomo se stesso, nell'esperienza della vita, in quella danza in cui si puo' solo imparare a modulare secondo natura, ricettivita' e arrendevolezza, con attivita' ed azione creativa. Mi auguro che la mia musica migliore possa fungere da specchio in un processo di intonazione personale, come uno strumento impersonale eppure estremamente umano nel modo di comparire. Iniziatico e' entrare nel labirinto, cosi iniziatico e' camminare nel labirinto, ed iniziatico e' uscire dal labirinto. Esiste una prospettiva per cui inizio e fine sono medesimi, farina dello stesso sacco, in cui si vive il presente, quell'unica e prediletta dimensione focale che possiamo assaporare, e cosi' per l'essere, l'andare e' una costante, la consapevolezza e' il contenitore custode dell'esperienza, ego ed identificazioni la materia grossolana da purificare e da trasformare, ed il risveglio, infine e ancora, quella condizione necessaria all'animo, sempre successiva a quella di una morte.

I rumori, gli insetti, l'acqua come rimando ad una valenza amniotica in divenire. I tuoi ultimi lavori sono particolarmente evocativi. Chi si accosta alle tue opere percepisce una tua innata recettività al captare rumori. Crescere nella stupenda Lunigiana ti ha temprato in qualche modo?

Ho sempre cercato di produrre con la mia musica quella reazione di sorpresa che alle volte ci coglie nel sentire un suono improvviso, come un verso di animale inaspettato oppure mai sentito prima, o come il suono dell'acqua che gia' da lontano si sente, espandendosi nell'ambiente, e che muta in noi la percezione; o ancora, come il suono di bottiglie e bicchieri bacchettati da una forchetta quando ancora ero neonato… Avendo vissuto in campagna ho osservato come ogni stagione ha il suo sound differente, e dopo alcuni anni esso viene avvertito nel suo continuo comparire, mutare e scomparire. Alcuni rituali della natura, legati al cambio delle stagioni, posseggono valenze caratteristiche e vengono percepiti sottilmente dal nostro essere, ma in modo preciso, avendo fatto parte del nostro ciclico ritornare da tempo immemorabile. Anche separando ed isolando il suono dal contesto il potere evocativo non svanisce anzi puo' essere evidenziato da assennati incontri vibrazionali.

In Mother Sunrise citi la Thailandia, Koh Pee Pee, ce ne vuoi parlare un po'?

Le occasioni di viaggio danno sempre modo di cogliere suoni nuovi, in Thailandia mi sono imbattuto in rane e insetti nella foresta nonche' in suoni che registravo di notte dalla capanna in cui si mischiavano il vento, il mare e suoni di animali. Registrare questi ed altri suoni e' di per se' una interessante ricerca, e spesso resto sorpreso nel risentirli poi in studio.

Veniamo a “The Hidden Spring", “Le stanze della trascendenza" e “Leaves Net". Siamo di fronte ad una triologia. Che cosa hanno in comune questi tre lavori rispetto agli altri?

L'anello di congiunzione sta nel fatto che ognuno dei cd di questa trilogia e' stato assemblato con dei pezzi che erano stati registrati in passato, alcuni ai tempi dei miei primi due compact, con tracce apparse solo in compilations o che sono state rivisitate per migliorarne il suono e per completarle. In ogni cd sono presenti anche alcuni pezzi che sono stati registrati nel periodo dell'assemblaggio.

Se non sbaglio in un tuo lavoro hai utilizzato il khen, uno strumento a fiato originario del Laos e della Thailandia. Si può parlare di etno-ambient

Ho trovato il khen che ho utilizzato al Weekend Market di Bangkok dopo averlo scelto tra decine di strumenti. I suoni che ho ottenuto non sono molto simili a quelli che possiamo sentire nella musica tailandese, che usualmente vengono suonati in modo piu' ritmico. Sono partito in primavera da un'improvvisazione, poi ho campionato le parti piu' interessanti e ho dato dei controlli sulle frequenze in modo da creare un passaggio molto lento e ciclico, suoni che passano dal primo piano al background, e contemporaneamente si spostano da una cassa all'altra. Ho poi suonato questi suoni su ottave diverse, ottenendo effetti e melodie differenti. Ho completato il lavoro aggiungendo delle registrazioni naturali, alcune delle quali registrate proprio in Thailandia.

L'estremo Oriente è anche la fucina di tecniche di meditazione, del pensiero zen. Tu che rapporto hai con la meditazione?

Ho un rapporto di buon interesse, a proposito riporto un breve estratto da Il Grande Sigillo 'La Mahamudra', di Tilopa (908-1009), piccolo librucolo dal preziosissimo contenuto:

Il supremo modo di vedere e' trascendere soggetto e oggetto.
La suprema meditazione e' non essere distratti.
La suprema condotta e' assenza di sforzo.
La realizzazione della meta e' non avere ne' speranza ne' timore.
Il supremo modo di vedere e' la completa liberta' dal dogmatismo.
La suprema meditazione e' la vasta profondita' senza confini.
La suprema condotta e' la rottura dei limiti.
La suprema meta e' lo stato naturale senza piu' aspettative.

Già dal tuo primo lavoro “Sit Tibi Terra Levis / Introspective" ti sei autoprodotto con una tua etichetta, la Hic Sunt Leones. Più tardi fondasti la Sempiterna Mutatio e hai prodotto anche parecchi altri artisti. Hai un catalogo assai nutrito…

Hic Sunt Leones e' nata nel 1992 per produrre il mio primo cd, poi la mia attivita' e continuata anche con la realizzazione di opere altri artisti tra di essi compaiono stili un po' diversi, dischi realizzati esclusivamente con strumenti acustici, ed altri al contrario nei quali la sorgente sonora e' completamente di origine elettronica. Cio' nonostante credo esista comunque una connessione tra le differenti produzioni. La raccolta The Promises of Silence ispirata al tema della musica connessa intimamente alla natura ne e' un esempio. Sempiterna Mutatio si e' indirizzata invece su musiche piu' evidentemente elettroniche.

Quali sono le opere che ritieni fondamentali e che ti hanno ispirato in tutti questi anni? Hai qualche consiglio per i neofiti del genere?

Credo sia davvero difficile per me che scambio, distribuisco e ascolto tantissima musica a ciclo continuo, per altro di stili differenti, citare un nome prima di un'altro… Per quanto riguarda piu' prettamente la musica ambientale ed introspettiva realizzeremo presto una rubrica nel mio sito web per consigliare alcuni dischi specifici… Per ora vorrei nominare, in ordine sparso, i lavori di: Stephan Micus, Terry Riley, Andrew Deutsch (specie la serie di cdr da lui autoprodotti), SPK "Zamia Lehmanni", Amelia Cuni "Ashtayama", Jliat "Ocean of infinite being", Mirror "Die Spiegelmanufaktur", poi Pauline Oliveros-Stuart Dempster-Panaiotis "Deep listening", un disco fondamentale registrato con strumenti acustici in una cisterna con una eco naturale di 40 secondi… Certamente molti lavori di Robert Rich, Steve Roach (ad esempio il cd “Dream Circle”) e poi tanti autori che compaiono anche nel catalogo HSL come Tuu, Ora, Vidna Obmana. Credo che esaminando le discografie dei piu' noti musicisti ambientali sia difficile e un po' riduttivo dire che quel disco e' il migliore in assoluto… di certo e' il tempo a fare la piu' implacabile delle selezioni…

Ti sarai fatto un'idea di come si stia muovendo la musica ambient in questi anni. Qualcuno dice che il filone ha imboccato un vicolo chiuso e tende a replicare se stesso. Tu come la pensi?

Credo che con la diffusione di computer e apparecchi elettronici sempre piu sofisticati e a buon mercato, sia diventato facile produrre musica buona da un punto di vista tecnico, nello studio di casa e anche da parte di dilettanti. Questo ha fatto si che il numero delle produzioni negli ultimi anni sia aumentato considerevolmente. Purtroppo molti autori si limitano a restare legati a canoni di linguaggio che precedentemente hanno gia' toccato i picchi storici, non cercando abbastanza di trovare ed esprimere la propria voce. Dall'altro lato credo che la musica ambient, pure rispondendo al bisogno primario dei nostri tempi iperproduttivi e quindi stressanti, di fermarsi e meditare, per ritrovare pace e riflessione e poesia, sia restata fuori dagli ambiti del music business. Cio' ha il lato positivo di garantire una liberta' d'azione e di ricerca che sarebbe impensabile altrimenti. In realta' il fenomeno della new-age ha cercato di produrre musica di questo tipo per il largo pubblico, ma i risultati sono stati scarsi e a volte controproducenti, proprio per il basso livello qualitativo dell'operazione, nella maggior parte dei casi. Personalmente credo che il filone dell'ispirazione sia inesauribile, perche' e' certo che per chi ricerca, la ricerca stessa non finisce mai, se poi in alcuni momenti storici si assiste come ad una certa scarsita' nella manifestazione di innovatori 'capolavori', questo puo' essere soltanto un momento di attesa verso momenti piu gioviali.

Ci puoi svelare cosa sta bollendo in pentola?

Il progetto con i giapponesi Jack or Jive, con la particolarissima voce di Chako, sta procedendo esplorando dimensioni lontane ed incantate, spero di poterlo terminare al piu' presto. Poi ho effettuato ore di registrazioni di zither e salterio che saranno la materia prima di nuovi lavori che riprenderanno le fila di Sunja in una dimensione sempre piu' acustica. Un progetto con Luciano Daini, multistrumentista gia' attivo nell'ambito di sonorizzazioni nel teatro, e' anche esso gia' cominciato.

Sicuramente hai già qualche altro asso nella manica...

Certamente! Diversi lavori che troverete nella sezione News sono gia' masterizzati e vedranno la luce al piu' presto!