Alio Die
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Alio Die & Lorenzo Montanà

Holographic Codex - Cd out on Projekt January 2015!

..a secret code to unravel behind a mystery sound and melodies reminiscent of the past mixed with carpet of granular synth sounds and textures. A long journey through musical scenes to discover..

Tracking list:

1 Muns de Etrah
2 Hydra e Vers
3 Akvil
4 Silent Rumon
5 Egetora
6 Cinta della Breccia Divina
7 Eternal Wisdom


Mp3 player

Composed and performed by Stefano Musso (BMI) and Lorenzo Montanà
Between march and september 2013
Mixed and Mastered at Lunae Studio, Tuscany, july 2014

Lorenzo Montanà: Piano, Electronics, Echo Strings and Efx.
Alio Die: Drones and Loops, Zither, Treatments, Field Recordings.

Cover photo by Hic Sunt Leones
Graphic design by Sam Rosenthal


Alio Die & Lorenzo Montanà

Holographic Codex - Cd

Crossing styles and boundaries, Holographic Codex is a mixture of atmospheric ambience, IDM sequences and psybient textures; a blending of ritualistic soundscapes and technogenic landscapes.

Each of these cult Italian musicians have over 40 releases to their name; Alio Die often appears on America's Projekt records, and Montanà on Pete Namlook's German FAX label. On their first collaboration, they create transporting and alluring aural sceneries of evolving, intimate sounds. Featuring intriguing beats seldom heard on Alio Die albums, and a greater use of textural, granular synths than past releases from Montanà, Holographic Codex is awash in mystical drones and cosmic impulses, surrounded by subtle hints towards the atmosphere of the Renaissance.

Standout tracks include the early 70s Tangerine Dream flavoring of "Silent Rumon" and the psybient escapism of the opener, "Muns de Etrah"

Distant echoes of ancient monastery, choral voices of lost languages, and musical structures of shifting melodic and textural passages reveal that Holographic Codex is a secret code: a precise and skillfully crafted sonic mantra of hypnotic sonic depth and symbolic fragments that are revealed during the listening experience.

Alio Die has over 60 releases, some on America's Projekt Records and others on his own Hic Sunt Leones;

Montanà recorded 5 collaboration with Pete Namlook on Pete's German FAX label, plus released 10 solo albums with various European imprints (his work also includes T.T.L, an ongoing collaboration with Trisol artist Tying Tiffany. T.T.L. create instrumental music for soundtracks and trailers. Their song "Deep Shadow" was featured in The Hunger Games movie trailer.)


Alio Die & Lorenzo Montanà

Holographic Codex

Lavoro a quattro mani tra due musicisti-compositori di vecchia data: Stefano Musso, gestore di Alio Die, ha alle spalle 25 anni di onorata carriera, da sempre anticipatore ed esploratore dei toni ambient, capace di ricreare atmosfere che viaggiano nel tempo e nello spazio, nonché negli sperduti angoli della mente; Lorenzo Montanà, attivo sin dagli anni '90, ha per contro attraversato generi diversi ed è riuscito a costruire melodie incrociando elettronica e toni strumentali, alternando lavori solisti ad eccellenti collaborazioni. "Holographic Codex" si accosta in pieno a quelle che sono le ultime produzioni di Alio Die, in linea con autori quali Steve Reich, ma forte di una personalità che è da sempre marchio di fabbrica del progetto, ora arricchito sia da puntate nei suoni del passato che dalle mirate iniezioni strumentali firmate da Montanà. Il lavoro è basato principalmente su drones liquidi dallo scorrimento costante e continuo, forieri di un relax tranquillizzante che tocca a più riprese gli effetti di certa musica new age con richiami di matrice orientale e meditativa. Interessanti incroci stilistici emergono un po' ovunque a cominciare dall'iniziale "Muns De Etrah", dove una secca base IDM picchetta il mantra esotico di fondo. Nel medesimo brano e in "Silent Rumon" diventa evidente il riferimento alla space-music degli anni '70 (Tangerine Dream, primi Kraftwerk) con giochi di synth a planare in contrasto con la radice moderna del suono. Le atmosfere sacrali, costruite su coralità distorte e fluenti, albergano in più passaggi toccando l'acme in "Hydra E Vers", brano oscuro e mistico in grado di aprire le porte di un tempio mentale sconfinato, ripreso in tutta la sua carica ascetico-spirituale nella conclusiva "Eternal Wisdom". In generale le sottili intromissioni strumentali si uniscono alle field recordings, generando una pace riflessiva che scavalca le facili divisioni di genere per approdare ad un magnetismo unico che conferma la superiorità compositiva dei due nomi coinvolti. Edizione limitata a 500 copie e confezione in digipak essenziale, adornato da un efficace artwork a metà tra il naturalistico e l'impalpabile firmato dal label-manager Sam Rosenthal.

Michele Viali / Darkroom Mag.



Lorenzo Montanà all’interno di questa collaborazione è forse il nome di minor conoscenza eppure non ‘subisce’ l’indole di Stefano ‘Alio Die’ Musso, un principe dell’etere, del suono come fonte di distensione, creatore di decine e decine di mantra sonori esplorando Terra, Acqua, Fuoco, Aria.

La potenza elementale della musica tipica Alio Die non muta: accanto a Montanà l’ambient sci-fi diviene una divergenza stilistica che punta a livelli ‘stratosferici’ del suono, la vellutata essenza mistica di note governate nel compito primario di suggerire, osmosi ‘liqueforme’ rivolte, ispirate per chakra accoglienti, aperti o apribili.

Quest’approccio verso il suono di Montanà esula dalla sua partecipazione accanto a Tying Tiffany (per quell’esperienza alla chitarra) forse nel suo momento migliore, all’ingresso, nemmeno timido, di una Trisol dischiusa verso le nuove provocazioni dell’underground italiano assieme alla vocalist-performer d’adozione bolognese.

In “Holographic Codex” solamente l’essenza di un elaboratore che accanto ad Alio Die può permettersi di vedere oltre, sinergia/simbiosi necessaria per non soffocare soprattutto nel suono, nobile come gas rarefatto.

“Akvil” decolla lentamente, ascesa completa verso cirri vespertini, sino alla notte, per un disco che ha la freddezza dell’aria notturna in ogni solco.

Le sette tracce sono tra loro armoniche, in piena sintonia con la direzione ambient di Projekt: “Holographic Codex” si uniformizza perfettamente alla controparte compositiva americana: “Silent Rumon” è scura e ricca di stasi sulle quali riflettere o lasciarsi completamente travolgere dall’avvolgenza del suono arcaico come lo sono le produzioni (soprattutto contemporanee) di Steve Roach o Eric Wøllo, ancora più profonda nell’accordarsi “Egetora”, la comunione totale tra  i due, nessuna personalità prevalente per far sì che entrambi possano esserne i fautori eufonici.

Un noise ‘zampillante’ è invece l’espressione idealmente acquosa di “Cinta Della Breccia Divina”, vivace come aurora boreale non statica, luce che irradia attraverso un prisma acquoso, “Alio Die & Lorenzo Montanà unendo le loro menti per un laboratorio eclettico hanno generato l’armonia, bene prezioso alquanto raro oggi.

Nicola Tenani / soundsbehindthecorner.org




La musica di Alio Die non è materia organica, ma sostanza spirituale. E come tale, quando si parla dei suoi dischi non si parla di prodotti di una creatività meccanica, ma di traduzioni sonore di correnti interiori che seguono sviluppi autonomi e imprevedibili. Sviluppi in cui il circostante, selezionato nei dettagli e legato alla Natura e alla sua interiorità più pura (si vedano le copertine per intendere meglio), non è che parte dell'ambientazione. Sviluppi sui cui meccanismi più profondi permane (giustamente) una sorta di alone misterioso. Nessuna necessità di “studiare” ciò che non va studiato, di “capire” ciò che non va capito. C'è solo da immergersi, tuffarsi, lasciarsi pervadere. Possiamo, quello sì, limitarci a constatare che dopo venticinque anni di intensa ed instancabile attività, capita ancora di trovarsi di fronte a qualcosa di suo che possiamo chiamare capolavoro.

Ed è questo il caso di “Holographic Codex”, in cui ad affiancarlo c'è nientemeno che Mr. Dada Records Lorenzo Montanà, ex-braccio destro del compianto Pete Namlook e che oggi ha raggiunto la nutrita colonia italiana a casa Psychonavigation (imperdibile, proprio sull'etichetta irlandese, “Leema Hactus” dell'anno scorso), senza voler contare il suo curriculum di produttore. Un musicista che ha saputo fare dell'elettronica una tela sottile, chiara e densa su cui dipingere usando le melodie come fossero acquerelli. Sul disco il discorso potrebbe essere più breve che mai: è un lavoro da ascoltare e a cui concedersi, lasciando da parte ogni forma di preconcetto perché ne nasce al dì fuori. Un lavoro la cui squisita sensibilità si traduce in un tripudio di sensazioni, fisiche quanto mentali, che variano in base all'attitudine e allo stato emotivo e mentale con cui l'ascoltatore singolo vi si pone.

Può prendere la forma di un viaggio interiore, di un'avventura in un mondo di fantasia, di una raccolta di immagini e visioni provenienti dalla Natura, di un flusso incostante e mutevole di suono, di un rituale indirizzato a una divinità, tanto quanto di una semplice, meravigliosa collezione di atmosfere. Così, l'anticamera è rappresentata dalla culla dei sensi di “Muns De Etrah”, forse il frutto più condiviso della collaborazione, con le inconfondibili armonie in loop di Alio Die luminose e fluttuanti, incanalate nell'ossatura elettronica appena percettibile di Montanà. Un'alba serena prima che inizi la salita, la cui quiete tornerà a stabilirsi solo nel finale immersivo e notturno dell'altrettanto splendida “Eternal Wisdom”, approdo ultimo del cammino.

Tra un estremo e l'altro, quella a cui si assiste è un'autentica tempesta di suggestioni. Un percorso che prende forma nel nuvoloso e ancestrale panorama à-la-Nerell di “Hydra E Vers”, apice spirituale assieme all'“ultima apocalisse” di “Silent Rumon”, dove la Natura sembra tuonare impetuosa in tutta la sua imperiosità prima di concedere l'accesso in una parte di mondo ancora solo sua. Proprio da qui, il soundscape torna quindi ad acquietarsi, quasi si fosse entrati in questa nuova dimensione, abbozzata in maniera impressionista nel crepuscolo solitario di “Egetora”, e poi delineata nel dettaglio fra gli arpeggi dello zither e i soffi vitali in presa diretta di “Cinta della Breccia Divina”.

Il vertice dell'intero lavoro per intensità è però “Akvil”, che nell'ideale trasfigurazione potrebbe prendere la forma del “ponte di giunzione” tra la prima e la seconda ambientazione. Un caleidoscopio affidato all'unisono delle pietre sonore e al loro dialogo con il silenzio, che oscilla magistralmente tra serenità e inquietudine. Qui la potenza evocativa, la magia misteriosa e la purezza senza pari del disco sono racchiuse e concentrate al massimo, a suggellare un capolavoro nel capolavoro. Un messaggio che il meraviglioso artwork elaborato dallo stesso Alio Die riesce a trasmettere già a un primissimo approccio con l'album.

Poco da aggiungere, a onor del vero, se non un profondo inchino a chi ancora oggi sa fare della musica qualcosa di più di una semplice forma di espressione artistico-creativa. Non è che la conferma della genialità di due musicisti il cui vero segreto, tornando all'inizio, è l'aver fatto di questo disco un vero e proprio luogo in cui condividere e conciliare le proprie sensibilità e i propri spiriti.
Molto più, insomma, del semplice "suonare insieme".

Matteo Meda / Onda Rock


Esce in questi ultimi giorni dell’anno la nuova collaborazione tra Stefano Musso (alias Alio Die) e lo sconosciuto, ma promettente, giovane musicista bolognese Lorenzo Montanà (ha al suo attivo alcuni lavori di minimal-techno per la Fax di Pete Namlook e una sua etichetta fondata in collabroazione con il bassista Ignazio Orlando, ex CCCP), Holographic Codex.

Musso è un autentico eroe nazionale per quanto concerne la musica ambientale, essendo più noto e rispettato all’estero (pregevoli le sue collabrazioni con numi tutelari del genere come Robert Rich, Vidna Obmana e Amelia Cuni) che qua in patria. Almeno due sono i capolavori riconosciuti a suo nome, Under A Holy Ritual (Hic Sunt Leones, 1992, ristampato subito dopo da Projekt) e il tenebroso e mastodontico Password For Entheogenic Experience (Hic Sunt Leones, 1998), ma comunque un po’ tutta la sua foltissima discografia risulta degna di nota. Non fa eccezione questo Holographic Codex, che non fa altro che riciclare vecchi trucchi del mestiere, pur confermando come Musso riesca a convicere e a stupire ad ogni sua nuova mossa.

Del resto, proprio da Rich e da Obmana (più che dai gruppi post-industriali) il Nostro ha appreso tutti i migliori trucchi del mestiere per riuscire bene. Non sappiamo quanto ci sia di Montanà in questi sette pezzi del CD, ma di sicuro la sua mano è particolarmente avvertibile nei beat soffusi e nei loop reiterati, in una trama di pura estasi minimalista come Muns De Etrah e nella lunga Silent Rumon, che è da considerarsi come una versione adulta della trance ambientale dei Future Sound Of London. Più consoni allo stile tipico di Alio Die sono gli echi di musica etnica di Hydra e Vers e la dark-ambient sepolcrale memore degli SPK di Zamia Lehmanni (Mute 1986) e degli Zoviet France meno amatoriali di Akvil e di Cinta della Breccia Divina. La stasi cosmica di Egetora e il madrigale rinascimentale in chiave elettronica di Eternal Wisdom chiudono un disco di grande suggestione.

(sentireascoltare.com)

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